Ho letto tempo fa che la ripetitività del giorno ammazza il tempo. Lo priva del significato, del valore, del contenuto. Di quello che ha da dirci e della voglia di parlargli. Tutto si pone su uno strano asse, quello del pilota-automatico.
Ti alzi e probabilmente non sai manco perché, ma sei arrivato al lavoro. Nel frattempo hai fatto un sacco di cose. Ma sempre le stesse. E’ per questo che, da quello che ho capito, la vita scorre così veloce man mano che andiamo avanti. Man mano che ci abbandoniamo alla routine. La difficoltà ad alzarsi la mattina, le domande sul perché lo facciamo, gli occhi che bruciano, il caffè, il sapone, il deodorante.
Tanto per iniziare. Succede tutto in pochi secondi. E non ci tocca quasi neanche più il sole che, ora, sta imparando a rimanere più in alto durante il giorno.
In fin dei conti la luce è un dono.
Dovremmo allenarci a fare qualcosa di diverso, anche piccolo, ogni tanto. Non so: un profumo nuovo, una camicia appena acquistata, una nuova crema per il corpo che hai comprato nel negozio sotto casa, spinta dal vedere se c’era qualcosa che ti potesse attrarre e di cui non sapevi ancora l’esistenza.
Nuove scoperte.
Le scoperte sono nuove quando ci mettiamo nella loro direzione, e finalmente apriamo un po’ di spazio in mezzo ai nostri doveri.
Ecco perché “lasciar andare” non basta più. Perché non ce ne siamo mai accorti, ma diventava solo sinonimo di “lasciar scorrere”.