Ieri ho visto il film “I nostri ragazzi”. Storia di due fratelli e delle rispettive famiglie e dove i figli adolescenti, un maschio e una femmina, commettono un crimine (uccidono una barbona) che viene colto da alcune telecamere di sicurezza.
Ora, mi importa poco la trama (comunque bella) e chi ci recita (un cast all-star).
Il tema del film è incentrato sul rapporto tra i due fratelli (Gassmann e Lo Cascio), diversissimi tra loro (e che si trovano spesso a cena per parlare insieme alle mogli), e su come i due non riescono a trovare un modo, fianco a fianco, per aiutare i figli in questa causa comune.
Ma appunto, i fratelli.
Io non ne ho manco uno, di fratello o sorella. Sono figlio unico e non so, mentre stasera rivedevo un pezzettino della replica del film, mi sono chiesto come sarebbe stato.
Non so cosa vuol dire, litigare con un fratello. Non riesco proprio a immaginarmelo. Oppure essere geloso di una sorella, o soccorrerla in caso di bisogno. O essere invidioso di un fratello. Qual è il significato della competizione, tra fratelli, o dell’essere al centro dell’attenzione più di una sorella.
Forse è anche una questione di età. O di dove e come si è cresciuti.
Sarà perché mentre scrivo sono da solo davanti al pc. O perché a volte anch’io, quand’ero piccolo, avevo l’ “amico immaginario” che, in quanto immaginario, alla fine faceva solo quello gli dicevo io. Una specie di animale nato per soddisfarmi.
E allora va anche bene, avere un vincolo di sangue con chi ti ha procreato. Ma credo che ci sia una sottile corda – ancora più tesa – che unisce i fratelli (o le sorelle), in certi casi persino elettrizzata, che esce fuori ogni volta che si vive qualcosa di stra-ordinario rispetto al resto della vita.
E che a un tratto si stringe, si accorcia. Oppure si rompe, e spesso quasi per sempre.
Sono casi estremi, lo so. Ma credo che la relazione tra due fratelli o sorelle tocchi, più spesso di quello che si pensi, le estremità delle coscienze.
Mi piace ciò che scrivi e vedo che fai delle bellissime riflessioni. Ritieniti “fortunato” a non aver avuto fratelli. Se il rapporto non si costruisce in tenera età, se i genitori non sono abbastanza intelligenti da rispettare le individualità dei figli e permettere che l’uno o l’altro invadano il loro spazio vitale, aspettati un rapporto conflittuale da adulti. Il rapporto tra fratelli è come una sorta di amicizia quasi imposta, non so se mi sono spiegata.
Sì, è chiarissimo. E conosco sia di amicizie imposte, che di amicizie nate in modo naturale. Per me, comunque, rimane un mistero che a tratti mi urta non aver potuto vivere.
P.s.: grazie per le belle parole del post! 🙂