
Verso la partenza della 22a Maratona di Roma
42 chilometri. Poco più di 2 ore per farli. Chissà com’è la vita a correre a 20 chilometri all’ora.
Così almeno ha fatto un kenyota, esordiente a Roma, che ha vinto la 22a Maratona di Roma questa mattina. La Maratona però è anche per altre 14 mila persone che sanno, effettivamente, che sarebbero certamente arrivate almeno un’ora dopo dell’africano. Poco male perché farne 14, di chilometri all’ora, non è che avviene per chiunque voglia mettersi a correre, con buona lena, un piede dopo l’altro.
E allora ecco che basta arrivare, per essere felici. Per ricevere l’applauso degli organizzatori. Per sentirsi forti, aver conquistato una piccola fetta di paradiso.
Si può dire, certo, che l’importante è partecipare. E condividere le emozioni con altri amici, concentrarsi, riscaldarsi in un mattino fresco dei Fori Imperiali romani. Poi, una volta nelle gabbie di partenza, sei lì pronto a scattare, a correre, a tenere il passo.
Perché appunto, quando poi arrivi, ti rendi conto che solo per il fatto che hai tenuto, e che hai resistito, ti meriti di essere contento. Di lasciarti andare.
Perciò ecco una medaglia, un telo coprente, un’arancia, dell’acqua. E poi giù per terra, perché sotto un cielo terso e un Colosseo ripulito, le gambe dicono “basta”.
Ma meritatamente.
Sei arrivato, ora goditi la stanchezza e il riposo del guerriero.