Stasera notte di sogni. Sì, è vero, scrivo mentre vedo una “banale” domenica sportiva, ma in realtà quello che devo scrivere lo sento abbastanza dentro, potrei stare anche in mezzo a una pista di ballo.
Allora notte di sogni, dicevo. Notte di pensieri a quello che è stato, nella mia vita, e che so che non potrà tornare più.
Ma forse perché legato solo all’età.
I viaggi in aereo per studio, per lavoro, per conoscere nuova gente e nuove culture. Gli incontri con persone nuove, pranzi e cene con cibi mai visti né sentiti.
La scoperta che là fuori esistono lavori nuovi e diversi, dove inventarsi sebbene ciascuno di essi è attaccato a tutte le corde di cui si dispone.
E a volte scoprire che ne abbiamo tante altre, di corde.
Le spalle sempre coperte e il coraggio di andare, sapendo che tanto si può tornare a casa.
L’uso delle lingue, la mediazione, il divertimento nel fare qualcosa di nuovo, e poi magari anche riuscirci.
Lo stupire per una scelta impopolare.
Cercare ancora un po’ la propria strada, ma alla fine trovarla.
Già: alla fine trovarla. Forse è questo, quello che sto sognando.
Penso che sia l’unico modo per avere delle emozioni, anche nei lavori ripetitivi che, inevitabilmente, con ciascuna professione che si rispetti bisogna fare i conti.
Non penso che ci sia un’età per capire bene ciò che ci appartiene.
Perché qualora ci fosse davvero, il solo pensiero che presumibilmente siamo vicino a quella soglia probabilmente ci farebbe ritardare qualsiasi tipo di ricerca.