Potrei parlare di Gianni Morandi, e della sua incredibile energia a una delle tante maratone a cui ha partecipato (quella di oggi, ad esempio, era la Maratona de ‘Noantri).
Ma anche dell’edera, che a Trastevere si trova in ogni angolo. Delle lanterne, grandi, piccole, di tutte le forme. Di ristoranti appena aperti che si preparano a una domenica piena di sole e turisti.
E poi potrei parlare del solito gatto grigiastro, che controlla che niente esca dalla tana del topo, o di finestre socchiuse o spalancate con in mezzo un’immagine della Madonna. Di turisti lasciati fuori casa (sigh…) o di un tizio (di origine quasi certamente asiatica) che… a Campo de Fiori attende che gli altri finiscano il loro lavoro (per iniziare il suo? boh).
Potrei anche parlare di parcheggi nei cortili eleganti dei palazzi romani del centro storico, di una coppia di ragazze orientali che si seguono a distanza ma che mi controllano con gli occhi, o di alcuni americani che, anche se presto, già non ce la fanno più a camminare e devono usare quegli strani aggeggi che si muovo su due ruote.
Infine potrei parlare di una piazza (Trilussa) che credo di non aver mai visto così vuota, di una mamma (straniera) con le braccia affaticate dalle buste mentre la figlia è impegnata a mangiare una pesca, e di uno strano tizio che, estremamente accorto, si copre integralmente mentre va sul motorino per paura di chissà cosa.
Ecco, potrei parlare di tutto questo.
Ma credo che Roma debba anche essere presa così, un po’ sulla fiducia.
E che la mattina, davvero, sembra (o forse è…) una città diversa.