Minirotaie

Regarding life course and its intersections

Pallina

Una parte di me, quella probabilmente più nascosta e un po’ lontana dal mio modo di essere “Marco”, ha visto sempre con un po’ di invidia i giocatori di tennis. E questo tipo di invidia è superata solo da quella per il pilota di formula 1 che sta facendo l’ultimo giro, è in testa, e ha un’altra vettura che gli soffia a pochi metri.

Ma come farà, a tenere saldo il volante in quei casi… Boh.

Ed io, ex giocatore di basket, qualcosa ne so della differenza tra tutte queste discipline.

Il tennis.

Vincere.

Ma siamo solo “io e te”, “tu ed io”. Niente squadra, danza Maori, tutti per uno e uno per tutti. Che anche il solo fatto di “aiutare” e fare di tutto per un compagno dà soddisfazione, ma nel tennis no, io devo batterti. Asfaltarti. Lottare fino a che non abbiamo finito il tempo o le forze e gioire davanti agli altri. E davanti a te. Esultare se sbagli, quando mi regali un punto. Colpire più forte, essere più astuto, non preoccuparsi se l’altro si fa male.

Niente sensi di colpa.

E se questo modo di essere aggancia una competenza, allora nulla da fare. E complimenti a chi ha saputo scegliere.

La finale degli US OPEN, che per la prima volta (credo) è fra due italiane, sarà guerra. Flavia Pennetta e Roberta Vinci sorrideranno, prima di entrare in campo. Abbracci e bacetti. Dopodiché, addio.

Ma noi da qua abbiamo già vinto tutti.

E per chi non è italiano, forse, verrà anche un po’ voglia di esserlo.

Ma peccato.

Game closed.

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