Sarà perché quando fai (qualcosa che ti piace) il tempo scorre via veloce. Al punto che può cambiare tutto o, se non tutto, quasi.
Sarà perché anche fare qualcosa che ti piace, non è poi così automatico. Retaggi del passato, rimproveri sprezzanti. Tutta roba che gioca a sfavore della liberà di coscienza.
Sarà perché le prime ore del mattino e quelle del tramonto sono gli estremi che delimitano l’intero panorama di ciò che può succedere, dove chi si ferma è perduto e dove l’attesa è la cosa più bella.
Io ho visto tutto, ieri. Ho visto sorgere e addormentarsi la mia città. La foschia del mattino e il silenzio di un belvedere, un teatro di marionette chiuso, a poche ore dall’avvio. Un ossario e una cappella che giacevano nella loro ombra, in attesa del sole che arrivasse in alto.
E poi, verso l’oscurità. 3 suore di spalle, una accanto all’altra, che osservano senza parlare- Delle foglie per
terra. Una recinzione intorno a un campo.
Non so dove ci sia l’attesa più grande. Nell’inizio o nella fine. Nel non vedere l’ora di cominciare a parlare o nel mettere un punto definitivo.
La cosa che mi consola e che so che, se passa la notte, domani ci sarà di nuovo la possibilità di scegliere.