Ho visto “Se mi lasci ti cancello”.
Film strano, tagliente, drammatico nel senso che trasforma la felicità in una saponetta che poi, inevitabilmente, sembra sfuggire tra le mani.
Fino al punto che dici basta. E così, cancelli.
Non mi soffermerò sui caratteri diversi dei due protagonisti. Non mi soffermerò sulle insicurezze di lui, e sui “io voglio” di lei. Non mi soffermerò sulla paura di soffrire.
Mi soffermo invece sui silenzi, sul “non detto” tra lui e lei, sul tempo che scorre convenzionalmente. Sulla differenza tra “amare” e “far sentire amato” (o amata), sul significato di “completamento” da parte di una persona diametralmente opposta.
Poi, alla fine, una parte dell’epilogo è lo stesso. Infine, di nuovo, tutto ritorna magicamente in gioco. A far capire che non c’è nulla da fare: in teoria il saggio dice “ama come se non avessi mai sofferto”.
Tutto ciò mi fa pensare a un gioco, a un maledetto trabocchetto che ti fa ragionare sul dettaglio che può fare la “differenza”. Quel particolare che sfugge. Quella superficialità che, nonostante tutto, ci fa continuare lo stesso, pur senza sapere cosa c’è la dietro, appena girato l’angolo.
E appunto: che gioco è?
Già, che gioco è.
E allora proviamoci.
Non so se ce l’avete intorno al polso. Il vostro orologio: copritelo, giratelo, fate in modo insomma che non possiate vederlo. E se non l’avete indosso, allora immaginatelo. O immaginate l’ultimo che avete indossato.
Ok.
Quando lo portiamo, generalmente guardiamo l’orologio almeno 10, 20 volte al giorno. E’ per noi essenziale. E magari è lo stesso per una settimana, alcuni lo tengono un mese, o un anno!
Benissimo. Il che vuol dire guardare un oggetto per (10 X 7) 70 volte in una settimana, e 2.500 circa in un anno. Allora ecco qua: alcune domande facili facili sul vostro orologio. Dovrebbe essere una stupidaggine.
Allora: ha le lancette? O è digitale?
Beh, questa è facile.
E se ha le lancette, vi chiedo come sono fatte. Sono stondate? Appuntite? Lo sfondo del quadrante, di che colore è? E i minuti: sono segnati tutti? Ci sono dei numeri? E la data, c’è o no? Ci sono altri quadranti più piccoli, magari per il cronometro?
Ma se invece è digitale… Dov’è segnata la data? E in che forma: prima il numero, poi il mese e l’anno? E in alto a sinistra del quadrante, cosa c’è?
Mmm…
Non so.
Secondo me alcune risposte ce le avete (forse è un po’ più semplice con quello digitale), ma alcune… Alcune no. Alcune non ce le avete. Eppure guardate (o avete guardato) quell’orologio per una settantina di volte in una settimana. Magari anche di più.
Vabbè, dai, andate a prenderlo, e controllate.
Controllate tutto: le lancette, i minuti, lo sfondo, la data… Oppure com’è organizzato il quadrante del vostro orologio digitale.
Bene. Avete visto il vostro orologio una volta ancora.
Vi consiglio a questo punto di fare questo gioco con un vostro amico. Fategli fare esattamente tutti questi passaggi. Tutte le domande, una a una. E poi il controllo.
Infine fategli coprire un’altra volta il suo orologio. Quello che ha visto appena qualche secondo prima.
E chiedetegli se sa dirvi che ore sono.
A quel punto, fatemi sapere cosa vi ha detto. A parte il sorriso imbarazzato, ovviamente, di chi ha scoperto cosa c’era, oltre tutto il resto.
A proposito di orologio, qui è passata la mezzanotte ed è ora di andare a dormire.
Uno dei film più belli e di ispirazione. Bell’articolo, grazie!
Grazie a te del commento! 🙂