Una volta ho sentito dire, riferendosi a una mia amica, che quella donna era “un bel vestito sopra una stampella”.
Potevo essere d’accordo o meno, non è questo il punto. Mi chiedo invece quanto sia facile, davvero, capire cosa siamo sotto sotto. Se si toglie tutto, i pensieri, la paura del giudizio altrui, il timore di essere abbandonati, o quello di deludere, o magari persino di piacere troppo, o per nulla.
Al netto di tutto questo, cosa resta?
E non si tratta solo di comprendere, ma anche di trasmettere. Altrimenti il grande sforzo per scoprirci sarebbe solo un vano tentativo. Forse allora ci serve un vestito in più, magari trasparente.
La forma allora è proprio tutto quello che ci serve per salvarci?
Se avessi questa risposta, a volte sarei solo ragione, e poco sentimento. Perché anche la paura, come la gioia o l’ansia, è un’emozione che tocca il nostro cuore.
Anche questo è il “fa’ come ti senti” che sconvolge un vestito. Lo muove, lo agita, lo strappa.
Se però la struttura sotto regge, non c’è emozione che possa troppo scalfire, disorientare, smarrire, trascinare alla deriva. Spaventare.
E’ il bello di lasciarsi andare o di immobilizzarsi scoprendo che, poi, alla fine si rimane in piedi.