La cosa figa della Pasqua è che mi sento titolato a mangiare quanta cioccolata voglio. Al latte, fondente, ripiena.
Poi mi viene mal di stomaco, i brufoli, le afte.
Ma almeno ho il sorriso.
Però so bene che la Pasqua è tanto altro, fatemi essere anche spirituale. O almeno ci provo.
Perché la Pasqua merita il mistero, merita la sorpresa. Merita la scoperta. Perciò che faccio, all’improvviso. Torno dal lago di Vico, dove ho fatto il mega pranzo con la mia famiglia e vedo qualcosa che mi attira. Sembra interessante, pur essendo abbandonata. Solo che è nel bel mezzo di un recinto, forse perché è pericolante.
Anzi no. Penso che sia davvero pericolante, visto che da fuori sembra completamente diroccata.
Perciò, evviva l’ignoto. Mi avvicino al recinto, mi guardo intorno, e scavalco. Faccio il giro, cammino con attenzione evitando rami pieni di spine, e comincio a fotografare. Prima da lontano, poi da più vicino. Entro dentro. Non mi sento molto a mio agio. Non sono abituato a scavalcare porte chiuse arrugginite per andare a vedere qualcosa di nuovo… Mi sento in un posto dove non dovrei stare. La cosa mi fa godere poco il tempo, tanto che avverto una leggera ansia.
Però mi ricordo che è Pasqua. E che tanta gente è ancora a tavola a ingurgitare calorie e ad allargare l’intestino.
Quindi continuo.
C’è una trave appoggiata in diagonale, chissà perché. Alzo gli occhi e vedo il cielo. Mi giro, e mi accorgo che è rimasto solo un pezzettino di tetto. Il resto deve essere crollato.
Poi, in tutto quel silenzio assolato, in quel verde che si mangia i mattoni abbandonati, c’è anche un angolo vivo, colorato, e sigillato.
Allora mi ricordo ancora una volta in più che è Pasqua. E che è qualcosa di prezioso.
P.s.: quando sono rientrato in macchina, e ho dato un’occhiata alle foto che ho fatto, ce n’era una che aveva preso immediatamente la mia attenzione. Nel tenere la macchina appena al collo, inavvertitamente l’ho fatta sbattere sul cancello di ferro che ho scavalcato. E… La macchina ha scattato, immortalandomi. Tutto ciò mi fa sentire simpaticamente reo.