C’è qualcosa che non si spiega, nella bellezza del primo pomeriggio di ferie. E’ semplice euforia? Perfezione? Rotondità? Non saprei. Perché dietro a questo giorno si nasconde un non-so-ché di disorientamento dove il fatto, il trucco, è quello di lasciar scorrere.
E’ un clic che, quando arriva, quasi non te ne accorgi.
Da domani, per un po’ di tempo, non c’è più la sveglia alle 7, o giù di lì. Sì lo so, c’è molta gente che si alza anche prima.
“Ma perché non sapete a che ora vado a dormire io!” potrebbe rispondere qualcuno.
Lo so. Ora però non litighiamo. E’ il mio primo pomeriggio di ferie. E mi sembra tutto così disegnato bene, così semplice, così tremendamente misterioso, o semplicemente nuovo. Un po’ spaventa, un po’ esalta. Emozioni e sensazioni controverse, contrastanti, nuove appunto rispetto a quello che era l’ordinarietà, la sveglia alle 7 e il coricarsi a notte avanzata.
Questo è andare in vacanza dopo un anno.
Alle ferie, alla prima ora, non ci si può abituare. Poi, a un tratto, diventano loro l’ordinarietà, si impossessano di te con i loro tentacoli, e per un momento più o meno lungo, ti viene da protrarti. Da dimenticare password, telefonate, appuntamenti. Sei su una specie di tappeto volante che ti porta in alto, e più vai in alto più ti svuoti.
E’ solo questione di credere che sia tutto vero.