Quanto è difficile fare il quadro della situazione. Ci sono stato a riflettere abbastanza.
Qual è il limite della libertà di espressione. Qual è il limite oltre al quale i vignettisti di Charlie dovrebbero spingersi, sapendo che la conseguenza potrebbe essere quella che già abbiamo visto pochi giorni fa a Parigi e che, come dice Primo Levi, ciò che è successo può riaccadere.
Questione appunto spinosa.
Io sono un grande estimatore della libertà di espressione. E più un paese (o un’area geografica) è integralista, meno (ma va da sé) questa libertà è promossa, in quanto non si avvalorano libertà tali come accade invece nei paesi occidentali.
Non si può dire se è giusto come fanno i paesi islamici o quelli cristiani od ortodossi.
Ma si può dire che è certamente ingiusto che, a una discutibile profanazione della libertà di espressione (discutibile perché non è chiaro quale sia il limite di questa libertà) si faccia conseguire una carneficina..
Sebbene quello era il rischio a cui si andava incontro (questione risaputa).
Charlie tornerà massiccia con il suo modo di fare e di essere. Non si arrende. Fa bene? Nessuno gliel’ha mai impedito finora (tra l’altro lo fanno verso tutte le religioni). Quindi si può fare, in Europa. E se proprio non piace, si può trascurare.
Ma questo già poteva accadere in passato, e nessuno l’ha fatto, altrimenti Charlie sarebbe scomparsa. Ecco allora che è una questione di cultura, legata all’area geografica dove si vive. Charlie forse piace, e non è contraria alla libertà di espressione che vige, territorialmente, in Europa.
Va solo ricordato che, appunto, siamo deboli su quel fronte. E che i vignettisti hanno scherzato col fuoco, e ora ci sono tante famiglie menomate e una città impaurita.
Arrendersi? Mai.
Ma trovare un equilibrio in questo, forse, sì.