Minirotaie

Regarding life course and its intersections

Quando ti trovi la mattina presto al Ghetto di Roma, non fai altro che immaginare. Com’era qualche secolo fa, il Portico d’Ottavia. E i vari mercati. Tanta gente.

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E poi molto tempo dopo. La seconda guerra mondiale, la deportazione, i nascondigli.

Il Ghetto, quello che c’è dietro lo struscio della via principale, è tutto, un nascondiglio. Cunicoli, lanterne, porte di legno con catenacci. Grate. Piazzette con fontane (o fontanelle). Non è fatto per perdersi, non è come Trastevere. Il Ghetto ha un non-so-che di mistero, un non-so-che di ignoto, che forse è sempre appartenuto a questo piccolo quadrilatero di viottoli.

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E che non si scoprirà mai, altrimenti non sarebbe più il Ghetto. Si comprende solo che, di lì, è passata tanta storia, continuamente.

L’unica cosa certa è l’aria che si respira. A parte il vento umido di stamattina.

 

Ma sarà perché è Roma. Sarà perché è il Ghetto.

Eppure il cibo non manca mai.DSC_0669 comp

Pizza bianca calda, dolci alle mandorle, carciofi alla giudia. Il profumo di una cucina sempre accesa ti accompagna per tutte quelle stradine strette, fin dalle 10 di mattina.

E ti fa compagnia.

 

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