Minirotaie

Regarding life course and its intersections

rette

Il mio atteggiamento era stato chiaro. Dovevo prenderne atto. È vero: come diceva la mia collega (capitolo 3, vi ricordate?) a volte basta poco tempo, anche solo 24 ore. E le cose, puff, cambiano.

Potevo dimenticare. Potevo riprovare. Forse dipendeva dagli astri. Sì, gli astri hanno sempre qualche risposta che ti celano e che poi, per magia, ti mostrano come un pacco regalo. «È per te», ti dicono. Tu prendi il pacco, lo ammiri, è come uno di quei che si vedono in tv, nelle pubblicità. È un cubo di colore giallo, lucido, bello grosso, con una specie di chiusura a forma di coperchio e il fiocco vistoso, rosso o blu. Si tira quindi un lembo del fiocco e il nodo si scioglie. Poi si apre il coperchio e… E a volte non fai in tempo a vedere.

Perché scoppia prima.

Altre volte, invece, dall’interno del pacco arriva una luce così forte che quasi ti accieca. Ti ci potresti nutrire, di tutta quella luce.

Perciò gli astri possono essere una sorpresa, ma io ho dato quella risposta, a mio marito («No Maury. È tutto a posto. Ho solo caldo e un po’ di stanchezza») perché era inutile fare diversamente. Perché voglio concedermi del tempo per me. Perché devo metabolizzare o semplicemente perché ho reputato non conveniente farlo in questo momento.

Non so molto della sua vita, adesso. Non che la cosa mi cambi l’esistenza, ma chissà. Magari ha difficoltà con qualche cliente. Magari ne ha persi un paio o non riesce a trovarne di nuovi. Io non gli chiedo, lui non mi dice. E non so da quanto tempo è così.

È un bene? Un male? Ognuno sa come è fatto. Conosco anche coppie, ad esempio, che non stanno bene se non litigano, se non vivono perennemente in bilico, se uno dei due non va almeno un weekend ogni sei mesi fuori di casa sbattendo la porta e pensando di non tornare mai più.

Noi invece no, sembriamo abbastanza allineati, come si dice in gergo aziendale. Tranne quando la testa mi si alza, da sola, e prova a vedere altrove. Un po’ come il periscopio per un sommergibile.

Magari lui sta aspettando me, mettendo così il mio affetto alla prova, perché le cose nella sua vita non vanno come dovrebbero. Magari mi ha mandato ripetuti messaggi e si è stancato di raccontarmi ogni tassello del suo mosaico. E vorrebbe che anche io, ogni tanto, mi facessi sotto, che capissi il non-detto prima ancora che lui lo pensasse.

O invece no. Invece va tutto bene così. E allora staremo a vedere.

Andremo in vacanza in Toscana, poi si vedrà. Per il resto prenoteremo più avanti, quando troveremo nuove offerte last minute. 4 giorni insieme, io e lui. 4 giorni in 13 anni passati uno accanto all’altra non sono nulla. Sono molto di più quelli che potremmo trascorrere divisi qualora prendessi coraggio, cominciassi a percorrere un’altra strada e decidessi di mettere sulla tavola questo piatto congelato.

Il problema è che in questa tavola ci mangia anche Francesco, e nessuno vuole fargli del male. Come nessuno può impedire che una coppia muoia così, perché la vita è fatta anche di questo. La vita è un rischio viverla, non lo è attenderla.

Io e Maurizio ci siamo coricati poco dopo, verso le 11 e mezza. Prima io, poi lui. Io sono entrata nel letto dopo una lunga giornata al lavoro e una coda finale rapida ma, come avete visto, necessariamente tesa, fatta di domande e di dubbi. Mi sono imposta però di addormentarmi, perché alla fine questo mi meritavo. Lui invece si è fatto una doccia e poi, una volta dentro, si è avvicinato a me svegliandomi involontariamente.

«Scusa», mi ha detto sottovoce.

Io gli ho risposto sfiorandogli la barba ispida con la mano. Un gesto spontaneo che non ho saputo trattenere.

Non so, però, cosa ci fosse dietro quella carezza.

Forse “amore” è anche attendere senza chiedersi troppo.

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