Mi ricordo di quando, in una lezione di comunicazione di crisi di tanti anni fa, il professore ci spiegò che, per un’azienda che aveva attraversato un momento di forte difficoltà che aveva disintegrato, in pochi giorni, la reputazione costruita in anni, si poteva fare solo una cosa.
Sparire. Stare in silenzio per un po’.
E poi cambiare nome.
Eppure c’erano le stesse persone che ci lavoravano. Magari anche lo stesso amministratore delegato. Forse anche lo stesso modo di fare impresa. Ma… con un nome diverso, il risultato era che il cambiamento era stato fatto, e quell’azienda era… un'”altra azienda”.
Allora è la stessa per le persone fisiche, come per le persone giuridiche? Così dovremmo fare noi, se volessimo davvero inseguire il cambiamento radicale della nostra vita?
Distruggere, e farlo con volontà, consapevolmente. No, non sto parlando di uno tsunami che arriva, che ti travolge.
Sto dicendo che quello tsunami è indotto da una strana forza a cui non vogliamo più dare controllo.
E poi risorgere. Ricominciare.
Questo, forse, è il vero cambiamento.
Questo, forse, è scoprire davvero che siamo inesauribili, che la vita cambia a prescindere dall’età. Dal tempo che sfugge. Dalle opportunità che esistono solo “fino a un certo punto”.
La paura manca quando non c’è nulla da perdere.
Ma ancora di più, quando si sa che, a prescindere da quello che succede, tutto andrà bene.